Presentazione

I simboli e la loro funzione comunicativa hanno avuto da sempre un ruolo importante nella storia umana e sono stati oggetto di numerosi studi ed approfondimenti multidisciplinari in special modo negli ambiti storici, sociologici e psicologici. Nell’antica Grecia, il “simbolo” (σύμβολον) era una “tessera di riconoscimento” di terracotta spezzata a metà, le cui parti perfettamente combacianti e complementari erano custodite da due soggetti (ad esempio due famiglie o due città), in segno di alleanza o di accordo e venivano mostrate alla bisogna quale prova dello stesso. Successivamente, tale termine ha assunto anche il significato di “patto” ed infine anche quelli di “insegna” e “bandiera” quali simboli collegati ad una specifica identità e quindi all’appartenenza ad una collettività o ad un gruppo sociale.
Infatti, ad esempio, sono da considerare simboli comuni quelli distintivi della Patria, come la bandiera che lo è per eccellenza, poiché essa rappresenta concretamente tutti gli appartenenti che la riconoscono come segno di valori e di storia condivisi rinforzandone il senso di solidarietà reciproca. Per questo motivo essi vengono mostrati, poiché un siffatto simbolo palesa la nostra identità e ci fa riconoscere tra noi e dagli altri rendendo manifesta a tutti l’esistenza di quel legame speciale, che è parte essenziale di ogni appartenente a quella collettività. Per quanto concerne la nostra Repubblica, i simboli riconosciuti quali rappresentanti l’identità italiana risultano essere: la Bandiera Tricolore, il “Canto degli Italiani”, l’Emblema dello Stato, lo Stendardo Presidenziale, il Vittoriano, o Altare della Patria e la Festa della Repubblica. Tra essi, l’unico menzionato esplicitamente nella Costituzione italiana è la Bandiera che la pone sotto la protezione della legge, rendendo possibili sanzioni penali per vilipendio alla stessa.
Vi sono poi degli altri simboli o emblemi dell’Italia che, pur non essendo definiti normativamente, fanno parte anch’essi dell’identità italiana e tra essi vi è proprio quello che costituisce l’oggetto di questo libro ovverosia la cosiddetta “Italia turrita”.
Essa raffigura la personificazione nazionale dell’Italia nell’aspetto di una giovane donna con il capo cinto da una corona muraria completata da torri (da cui appunto il termine “turrita”). Essa è spesso accompagnata dalla Stella d’Italia, da cui la cosiddetta “Italia turrita e stellata” e da altri attributi aggiuntivi, il più comune dei quali è la cornucopia.
La rappresentazione allegorica con le torri, che trae le sue origini dall’antica Roma, è tipica dell’araldica civica italiana, tant’è che la corona muraria è anche il simbolo delle città d’Italia e nei secoli è stata ampiamente raffigurata in ambito artistico, politico e letterario.
Dal XIV secolo l’Italia turrita iniziò a essere raffigurata come una donna sconfortata e tormentata dalla sofferenza, visto il ruolo di secondo piano assunto dalla penisola italiana dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente.
A cavallo tra il XVI e il XVII secolo, Cesare Ripa ne specificò il suo aspetto più classico derivante dal mito primordiale della Grande Madre mediterranea e che vuole trasmettere simbolicamente la regalità e la nobiltà delle città italiane (grazie alla presenza della corona turrita), l’abbondanza dei raccolti agricoli della penisola italiana (rappresentata dalla cornucopia) ed il fulgido destino dell’Italia (simboleggiato dalla Stella d’Italia).
La popolarità dell’Italia turrita ha toccato il suo ultimo apice nel XIX secolo, durante il Risorgimento: dopo l’Unità d’Italia è iniziato un declino che l’ha portata quasi all’oblio, superata per importanza da altri simboli. Oggi forse è giunto il momento di pensare ad un recupero di ruolo ed immagine della nostra “Italia turrita e possibilmente anche stellata” proprio per quanto ha rappresentato dal punto di vista storico, sociale e culturale nei secoli ed in un’ottica di proiezione futura dei valori rappresentati e del suo significato universale e unificante. Inoltre nella nostra attuale società, potrebbe svolgere un ulteriore funzione di richiamo e sensibilizzazione circa un urgente, pieno, diffuso e convinto rispetto della figura femminile anche a favore delle future generazioni.

Gen. C.A. (ris.) Paolo Gerometta

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